Don Corsi è tutto intorno a voi

La storia di Don Corsi ormai l’avrete sentita, e se non l’avete sentita usate Google, troverete più roba di quanta ve ne possa linkare io. Andiamo al dunque: stamattina ho scritto su Twitter questo.

 

 

 

 

 

 

 

Niente di che, ma il fatto che i due tweet siano stati aggiunti ai preferiti dall’account del Vaticano mi fa pensare che una cosa non sia chiara. E cioè che non mi sognerei nemmeno di condonare a Don Corsi il suo maschilismo perché lo fanno tutti, né lo considero meno grave o degno di condanna rispetto al maschilismo di gente senza tonaca. Mi pare, anzi, che la tonaca lo renda più visibile e condannabile rispetto ad altre persone che abbiamo intorno tutti i giorni, e mi domando quante volte siamo disposti a renderci antipatici o a farci venire un fegato così per ribadire che no, non esistono attenuanti per stupro e violenza e che i maschi non sono violenti per natura, né scusabili in quanto tali. E se pensate che nessuno intorno a voi la pensi davvero in quel modo, guardate meglio.

La violenza sulle donne non si genera da sé in un’atmosfera protetta: nasce a dalle cose che diciamo, scriviamo, pensiamo, facciamo tutti i giorni. Anche dalle più piccole, dal chiamare “troia” una che troviamo vestita in modo poco acconcio o un’altra di cui non condividiamo i costumi sessuali. Anche dal mettere le donne sul famoso “piedistallo” chiamandole “migliori” e di fatto de-umanizzandole rispetto agli umanissimi maschi. Anche dal lodare le donne per la pazienza, la costanza, la capacità di sopportazione e di accettazione delle condizioni avverse. In questo, la Chiesa Cattolica è da sempre una grandissima maestra.

Se volete sentirvela spiegare in lungo, leggetevi Ave Mary di Michela Murgia, che va nel dettaglio della mutazione di Maria da ragazza ribelle a mite ancella dallo sguardo bovino. Sta tutto lì. Quello che non sta lì lo vedete ogni giorno nell’insistenza pontificale sulla maternità (anche fino alla morte, se serve), sui ruoli predefiniti della famiglia, sulla condanna della contraccezione, sulla costante e visibilissima discriminazione fra donne e uomini in seno alla Chiesa stessa. Se sei donna non puoi farti pastore di una comunità: al massimo puoi gestire una congrega di tue pari, ma lì ti fermi. Le suore sono serve, perché le donne in generale lo sono. Un ruolo di secondo piano che la maggioranza delle chiese cristiane martella nella testa dei suoi seguaci dal primo minuto, e se non ci credete andate a chiederlo alle femministe mormone, che negli ultimi tempi hanno alzato la voce per contestare l’impossibilità di salire di rango all’interno della loro religione.

Quando il potere rimane saldo nelle mani dei maschi, le femmine se la passano sempre male. È così nei paesi arabi dove le donne non hanno diritto di cittadinanza, è così nelle religioni che praticano la discriminazione nelle loro gerarchie e la predicano nelle loro dottrine, ed è così nei paesi in cui quelle religioni vengono adottate come punto di riferimento morale. I Don Corsi sono il sintomo, non la malattia e tantomeno la causa. Se volete che smettano di offendervi dovete, maschi e femmine e tutto quello che ci sta in mezzo, imparare ad alzare la voce.

22 Risposte a “Don Corsi è tutto intorno a voi”

  1. il fatto che un pretIcello non possa più scrivere serenamente fesserie maschiliste nella bacheca della sua parrocchietta, pena istantaneo cazziatone su scala nazional/vescovile, non mi sembra essere esattamente un elemento a favore della perdurante esistenza del potere maschilista

        1. Non ha mai avuto un perché. È una cosa che ti piace dire per mandare in bestia la gente, non avendo alcun fondamento di verità. È come dire che siccome quando accadono fatti antisemiti o razzisti la gente si incazza, allora antisemitismo e razzismo non esistono più.
          Un’affermazione priva di fondamento fatta per il gusto della polemica inutile.
          Non ho voglia, non ho tempo e ne ho già parlato abbastanza in altre sedi.

    1. un fraticello non può offendere o diffamare o commettere reati nel nome della libertà di espressione. questo lo dovete capire. perché oltre ad alzare la voce, potremmo anche alzare le mani, magari tenendo una cara vecchia spranga che aiuta.

  2. Mi autocito e trascrivo una mia riflessione fatta in altra sede, riferendomi direttamente al post di don Corsi, tristemente degno delle più banali chiacchiere da bar consumate per riempire i vuoti della giornata e dell’essere.
    “Con questo articolo l’autore ammette ed individua la netta inferiorità dell’essere umano di sesso maschile: totalmente succube degli istinti testosteronici, dalla bramosia di sesso (non importa come lo si ottiene) e violenza omicida, povero com’è di libero arbitrio, coscienza ed autocontrollo..e mi sembra di aver capito totalmente incapace di badare a bambini e fare pulizie casalinghe o cucinare….avessi una coppia di cromosomi XY mi offenderei…”
    Approfitto per aggiungere un mio parere personale: non bisogna dimenticarci della differenza sostanziale tra l’uomo e la donna, e mi riferisco al livello puramente biologico, difficile che un uomo capisca il legame madre-figlio, in quanto non è la sua funzione, difficile che capisca cosa significhi partorire, difficile che capisca cosa significhi avere le mestruazioni (tabù per molti…e molte), non voglio insinuare nulla, bensì mettere sul tavolino le differenze di funzione, cromosomiche e ormonali dei due “tipi” e che magari influenzano anche a livello archetipico e comportamentale.
    Ebbene sì, per me la donna è più forte, sa resistere meglio al dolore fisico e psicologico ed è dotata di più autocontrollo rispetto al maschio, e questo certo non giustifica a strumentalizzare e abusare dei nostri diritti, cosa che è all’ordine del giorno in ogni società fondata sul patriarcato (ma…esistono o sono mai esistite società civili che reggono sul matriarcato?).
    Concludo facendo notare che molte donne si ritrovano spesso a fare ragionamenti puramente maschilisti (piccolo esempio…è definita “troia” colei che è andata a letto con il proprio “ragazzo”) e che spesso non alzano affatto la voce o perché in minoranza o per assoluta inconsapevolezza. Il sessismo, e qualunque forma di repressione, si nutre si ignoranza e si combatte sviluppando una coscienza.

    1. Allora, io sono femmina dalla nascita, biologica. Se mi fai una schicchera piango, dal dentista piango, se ho trentasette di febbre svengo, e se mi fai incazzare mi incazzo come una belva. Non sono né migliore né peggiore di molte altre persone, maschi e femmine, e sono stanchissima di questa retorica inutile sulle femmine che sono migliori e i maschi che sono deboli e privi di autocontrollo.
      È falso; stabilisce un parametro impossibile da rispettare per le donne; abbassa gli standard per gli uomini.
      Basta. Siamo persone, con pregi e difetti e la capacità di fare scelte decenti, responsabili, rispettose.

      1. Ti avrei dato ragione se avessi esplicitamente detto che le differenze biologiche che abbiamo ci rendano “migliori” o meno, probabilmente ho usato termini e toni sbagliati.
        Il mio anzi era un elogio alla diversità, non solo tra “maschi” e “femmine” (effettivamente anche io sono contro le categorizzazioni di genere) ma tra ogni singolo individuo.
        Il fatto che si prendano queste differenze come qualità o difetti può portare a risultati pessimi.

        1. “Ebbene sì, per me la donna è più forte, sa resistere meglio al dolore fisico e psicologico ed è dotata di più autocontrollo rispetto al maschio”.

          Ecco: no.

          E non sono d’accordo nemmeno sulla retorica del legame madre-figlio, che da millenni viene usata per tenere i padri lontani dai figli e le madri lontane dal mondo del lavoro. Scrolliamoci di dosso questi luoghi comuni, e proviamo a guardare al di là delle differenze biologiche, che ormai sono davvero ridotte alle funzioni sessuali; e comunque non comprendono nel discorso le persone transgender, che esistono e hanno diritto di essere considerate.

          1. Ammettendo che la mia frase da te citata elenchi delle “qualità” che possono caratterizzare un individuo indipendentemente dal sesso, per me il fatto di poter concepire un altro essere umano comporta una qualsivoglia differenza da chi non concepisce, che, come ho detto prima, influenza a livello archetipico, comportamentale e psicologico la persona, e non ci rende né migliori né peggiori, e magari è vero che alla fine sono differenze biologiche ridotte solamente alle funzioni sessuali, difatti dobbiamo dargli il peso che hanno, né nullo né eccessivo.
            Riguardo al legame madre-figlio rimango della mia posizione, anche perché se è stato strumentalizzato non significa che abbia nella sua natura una valenza negativa, difatti un “legame” diverso non comporta in sé un padre irresponsabile e meno che mai una donna che non lavora, e per favore non dimentichiamoci che le donne che scelgono coscientemente e deliberatamente di non lavorare per occuparsi della casa e dei figli,e che quindi hanno lo “status” di “casalinghe” non hanno nulla da invidiare e nulla di meno delle “donne in carriera”.
            Ogni individuo deve essere libero di fare le proprie scelte senza restrizioni né forzature.
            Riguardo al discorso dei transgender, come ho detto sono contro le categorizzazioni di genere quando vengono messe avanti per definire il ruolo di un individuo nella società, per me non ci sono maschi, femmine, transgender, donne intrappolate in corpi di uomini o viceversa ect. ect. me ognuno vive la sessualità in maniera assolutamente personale ed unica, ed ogni differenza va rispettata finché non va a ledere la nostra libertà personale.
            Tutto questo per ribadire che se fossimo tutti uguali il mondo sarebbe una noia mortale, tutti gli individui sono diversi tra loro ed il fatto che queste fantomatiche “differenze biologiche” siano solo una delle miriadi di altre variabili che determinano una data personalità non mi esula dal dire che io comunque come donna mi senta in pieno regime patriarcale…

  3. Jole, sei vuoi ti presto un paio di libri che ti faranno capire come il cosiddetto patriarcato sia un’invenzione e che sono gli uomini il sesso sacrificato e sacrificabile.

  4. La chiesa è una grande ipocrita. Adesso che il Don è disgraziato dal pubblico vanno con la giovane scrittrice su Twitter. Mentre condannano le coppie gay e preservativi. Ovviamente un danno non è uguale all’altro, ma per la posizione delle donne e per l’egualità tra maschio e femmine la chiesa non aiuta un granché.

  5. Su una cosa don Corsi ha ragione: il femminicidio è creato dai media. E adesso fucilatemi.
    Mi spiego meglio: notizie come queste vanno a ondate e solitamente partono da un fatto di cronaca che colpisce molto l’opinione pubblica. Quindi per mesi dopo il rogo alla Thyssen si è parlato di sicurezza sul lavoro (e ora, tutto a posto? Non ci sono più le morti bianche?), poi è la volta delle stragi sulle strade (la prima causa di morte nei giovani ambosesso, ricordiamolo sempre), dello stalking, del cambiamento climatico, e così ora del “femminicidio”.
    Ora, io non ho i dati e non ho voglia di cercarli, ma l’unica domanda sensata è: la violenza contro le donne è statisticamente aumentata? Più nello specifico: gli omicidi di donne da parte di partner o ex partner sono di più rispetto a dieci, venti, cinquanta anni fa? Se sì il fenomeno esiste, altrimenti permettetemi di essere ottimista e di ricordare gli enormi passi avanti fatti in pochi decenni, dall’abolizione del delitto d’onore (perché prima il femminicidio della femmina infedele era praticamente legale) a tutte le conquiste del femminismo e di una mentalità che si evolve, anche se non sempre e non dappertutto alla stessa velocità. Ed essendo una questione culturale quella del rispetto della donna, mi permetto di dire che l’idea di risolvere il “femminicidio” con una legge ad hoc è una gran vaccata. Meglio occuparsi dei don Corsi attorno a noi, come suggerisce l’autrice (e cmq i miei amici e parenti NON dicono da sempre la stessa cosa, ci sono tante persone evolute nel mondo)

    1. Marina, fai un errore clamoroso: crei una legame di correlazione fra l’attenzione data a un fenomeno e l’esistenza del fenomeno stesso. Quanto ai dati, basta cercarli, ma te ne do uno spicciolo: una donna ogni tre giorni, solo nel 2012, uccisa da un marito, ex, fidanzato o parente maschio.
      Possiamo essere ottimisti, ma qualcosa (anche a livello legislativo: inasprendo le pene, aumentando le tutele per le donne maltrattate, intervenendo con più pesantezza sugli stalker) va fatto.

      1. Gli assassini, i violenti, i maschilisti e in generale le persone di merda esistono a prescindere, ci mancherebbe. E finché avremo anche una sola donna uccisa “per gelosia” (mettiamola così) il problema rimarrà.
        Intendevo dire -non vorrei sembrare più brutale e cinica di quanto sono- che non so quantificare se 122 omicidi su una popolazione di 20.3 milioni di donne (le italiane tra i 15 e i 64 anni) siano tanti o pochi. Consideriamo che nel novero degli assassini ci sono presumibilmente anche un buon numero di matti veri (maniaci depressivi o quello che sono), quanti sono i “femminicidi” dovuti davvero al concetto della donna come proprietà privata del maschio? A occhio e croce mi vien da pensare che siano meno di quelli ai tempi del delitto d’onore. Sempre 122 di troppo, beninteso. Ma credo che dai media venga una rappresentazione distorta della realtà, come quando una mamma uccide il neonato e all’improvviso sembra che in Italia ci sia un’ondata di infanticidi (circa 30 casi all’anno su mezzo milione di nuovi nati).
        Poi oh, se l’attenzione serve in qualche modo a risolvere i problemi ben venga.

  6. La cosa incredibile è che quel prete sta ancora lì a far messa nella sua parrocchia e nessuno degli abitanti del posto ha organizzato alcuna forma di protesta. A quanto pare, per queste persone Don Corsi (anzi, Bruno Volpe, dato che l’articolo era suo) non ha detto niente di particolarmente esecrabile. E la cosa è di una tristezza infinita.

  7. qualcosa va fatto, bene, prendiamo ad esempio questo recente delitto passionale dove lui uccide il presunto rivale e non, come usa, la presunta infedele

    http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/01/07/news/omicidio_pavia-50095824/

    il quesito è teorico perchè, come pure usa, lui si è sparato,

    In un caso come questo il reato di femminicidio dovrebbe prevedere automaticamente pene diverse (e più severe) se la vittima è la donna (tipo atti compiuti su minore) o cosa?

  8. Absit benaltrismo, ma tra quello che c’è tutto intorno a noi a me sembra più inaccettabile (sopratutto per via della funzione ricoperta) che il procuratore di Bergamo abbia consigliato alle donne di non uscire da sole la sera, per dire.

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