Ho fatto un libro nuovo

copertina_blogI libri non si raccontano, i libri si raccontano da soli. Però è anche vero che quando un libro impiega tanto a nascere come questo – una specie di gravidanza elefantina per me, che Il mondo prima che arrivassi tu l’ho scritto in quattro mesi e Siamo ancora tutti vivi in sei – una sente anche un po’ il bisogno di parlarne. O quantomeno di parlare di quello che c’è dietro, della grande e devastante storia d’amore che ho con la città che mi ha adottata dodici anni fa. Ho sempre evitato di ambientare le mie storie in posti riconoscibili, con l’eccezione di un racconto uscito anni fa (Ultima notte in via Zanetti, in cui a guardare bene si vedeva Trieste in filigrana), ma Roma per me non è un posto, Roma è la mia anima, ed era inevitabile che prima o poi avrei portato le mie storie qui.

Quella che si vede in Se basta un fiore è la città che vedo io, che è una frazione della città tutta, e forse per questo – perché non è una cartolina, non è una ricostruzione di fantasia, non è un film in cui la geografia viene piegata alle esigenze del momento e quindi un’inquadratura si fa a Ostiense e quella dopo a Porta Maggiore – è realistica. E la Roma che vedo io è abbandonata e incolta, inghiottita un boccone alla volta da un gigante verde. La Roma che vedo io è fatta di piccole strade, giardini, piante grasse che crescono ovunque. Natura urbana che rifiuta di piegarsi, che è vita come Roma è vita. “Roma è vera, tutto il resto no”, dice la prima pagina del mio romanzo nuovo, che parla di famiglia, corpo, crescita e fiori, fiori ovunque.

Se basta un fiore esce oggi. Lo potete comprare in libreria, così fate un po’ di moto, oppure sul sito di Piemme (dove potete leggere anche il primo capitolo), su Amazon e su tutti gli altri negozi online di vostra fiducia. Su Il Libraio c’è anche una piccola anteprima. Oggi alle 17.30 sarò ospite a Fahrenheit per parlarne.

Come si finisce, un post così? Non lo so. Da oggi, questo libro non mi appartiene più: è iniziato il suo cammino nel mondo, i personaggi non sono più solo miei, sono condivisi con tutti, sono nell’immaginazione di chi vuole immaginarli, e ognuno li vedrà in modo diverso da come li vedo io. Abbiatene cura.

 

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