Il 24 novembre, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nel programma pomeridiano “Detto Fatto” va in onda un siparietto piuttosto surreale in cui la pole dancer Emily Angelillo spiega come fare la spesa in modo sexy, ancheggiando sui tacchi e alzando la gambetta in modo suggestivo quando ci si allunga per prendere i prodotti nello scaffale più alto. Il tutorial finisce con un balletto con tanto di spaccate.
La gente si è incazzata.
Il video mi è arrivato sotto il naso il 25 novembre, quando stavo nel pieno di una campagna per ActionAid Italia (#call4margherita, clicca per saperne di più), e quando l’ho visto ho pensato: ma che davéro? Mi sembrava più un errore di linguaggio – tutorial che provava a essere ironico in programma che fa scarso uso dell’ironia, concentrandosi sull’utilità – che di contenuto.
Poi sono andata a rivedermelo, e ho capito meglio.
Ha ragione, come sempre, Jennifer Guerra. Il problema qui non è il tutorial per fare la spesa sexy, e neanche – entro certi limiti – l’errore di contesto (perché dai, chi è che va a fare la spesa con i trampoli? Per sedurre chi, gli addetti al rifornimento scaffali travolti da un ennui a dir poco esiziale? E il balletto, quando lo dovremmo fare? Davanti ai surgelati, o al banco salumi? Qual è il posto migliore per una spaccata con esibizione vulvare?)
Il problema è ridurre ogni cosa che riguarda la vita delle donne alle piccolezze estetiche, alla cura della casa, allo sforzo eterno per camuffare i corpi man mano che perdono tono, all’ansia di essere sempre piacenti anche e soprattutto se non si lavora fuori casa (come quasi la metà delle donne italiane, ricordiamolo sempre). “Detto Fatto” va in onda in un orario in cui una lavoratrice, di solito, lavora. Chi lo segue, o non è in ufficio o non osserva un orario d’ufficio. Un programmino in apparenza innocuo, ma che schiaccia tutto sulla domesticità. Di tutto il siparietto con Emily Angelillo, la cosa più disturbante non era l’imbarazzo di vederla danzare con lo sguardo da grande predatrice davanti alle telecamere di un programma per famiglie con le luci smarmellate e la conduttrice perplessa sullo sfondo. Era il discorsetto sui tacchi come veicolo di autostima. L’idea che l’autostima delle donne sia una roba talmente minima, circoscritta e ridotta al corpo e alla seduzione che i tacchi rappresentano un elemento fondamentale, un cardine della sua costruzione. Senza tacchi non c’è autostima. Senza tacchi non c’è eros. Senza tacchi c’è Raffaele Morelli che ti dice che se non ti guardano tutti c’è qualcosa che non va con la radice del tuo femminile. Quindi: i tacchi sempre, i tacchi a casa e i tacchi fuori, i tacchi al supermercato e i tacchi a cena, i tacchitiritirità.
“Detto Fatto” campa su questo impianto ideologico da sempre, è la sua ragion d’essere, è il servizio pubblico che prova a fare YouTube e assemblare tutorial sul nulla, sul trucco la moda i vestiti la casa gli animali. Il siparietto dei tacchi non funzionava perché non era niente: non era divertente, non era sexy, non era informativo, non era utile, e non era nemmeno deliziosamente camp. Messo in mano a Federica Cacciola, sarebbe stato comico. Con M¥SS KETA si poteva spingere sul lato erotico-ironico-omaggio alla commedia sexy. Invece si è optato per prendere una skill ad alta specializzazione (ballare sui tacchi, che richiede equilibrio, forza fisica e giunture solide) e trasferirla in un contesto di servizio domestico (la spesa) senza usare la leva del divertimento o ironizzare sul fatto che di questi tempi anche andare al Carrefour è vita sociale. Una Caporetto comunicativa.
Chiudere “Detto Fatto” per una cosa del genere è assurdo. Il programma è problematico di per sé, per quello che comunica, per come parla al suo pubblico, come se le donne non avessero bisogno di parlare di lavoro, di autonomia economica, come se non ci servisse altro che sapere come eliminare le rughe, tonificare la pelle, occultare la pancetta. Mentre gli uomini escono di casa e lavorano, e i tutorial su come aggiustare le cose se li cercano in rete, il servizio pubblico spende soldi per strutturare un programma con cui ricordare alle casalinghe quali sono davvero le loro priorità. La gambetta alzata davanti allo scaffale mi pare il meno.