Le polpette di papà

Mia madre non sa cucinare. Non che non sia capace in assoluto: diciamo che non le interessa, lo fa proprio quando deve, non ha fantasia, non si inventa niente. Del resto, ha intorno un nucleo familiare dal palato conservatore, per cui non sarebbe nemmeno stimolata. Lo chef di famiglia, da molti anni a questa parte, è papà: uomo di solide radici mediterranee trapiantato nel freddo Friuli, conserva intatta la sua tradizione gastronomica, riassumibile in “pomodoro con tutto”.

No, sono ingiusta: in realtà, pur non essendo a sua volta un grande sperimentatore, mio padre ha un gusto e una passione per la cucina ereditati direttamente dalla mamma. Ha pazienza, soprattutto: le preparazioni lunghe non lo spaventano. Ragù dalla cottura infinita, pesce in umido lasciato stufare finché quasi non si disfa nel sugo, e soprattutto le polpette. Papà è cintura nera di polpette: ne produce quantità industriali, e sono sempre morbide, saporitissime e cotte al punto giusto. Non mi era mai venuto in mente di sfidare la sua autorità in materia, almeno fino a ieri.

All’improvviso, davanti al banco carni del Carrefour, l’illuminazione: faccio le polpette al sugo. Ma siccome sono competitiva, devo farle più buone, più nuove di quelle di papà. Devo farle, soprattutto, a occhio come le fa lui: quindi butto in una ciotola pangrattato, qualche cucchiaio di parmigiano e quasi altrettanto pecorino, cipolla rossa di Tropea e aglio tritati finissimi, prezzemolo fresco, sale, carne e un uovo. Un uovo non basta, ne metto due. Ok, adesso la consistenza mi sembra adatta. Faccio andare un bottiglione di passata di pomodoro con un soffritto di cipolla e aglio, e quando comincia a bollire ci butto le polpette, più piccole di quelle di papà.

Mezz’ora dopo sono cotte.

Sono molto più aromatiche – Emiliano obietta che forse ci andava un filino meno aglio – ma sono ottime. Più sode, la carne si sente meglio, e la taglia ridotta fa sì che il sugo le abbia impregnate per bene. In preda alla soddisfazione prendo il telefono e chiamo mio padre.
“Mica dormivi?”
“No, stavo guardando la televisione. Perché?”
“Perché ti volevo dire che ho fatto le polpette al sugo e volevo sboronare che sono venute buonissime.”
Segue risata fragorosa. “Brava, brava.”
Mi sa che l’ho fatto contento.

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