Riporto qui anche io la lettera che ho firmato insieme ad altre sorelle e compagne, giornaliste e attiviste, riguardo a un articolo transfobico comparso sull’agenzia di stampa Dire (che non linko, ma lo trovate – purtroppo – ancora in home nel momento in cui scrivo). Non aggiungo nulla, è tutto qui e nell’immagine che ho scelto per illustrare questa lettera.
Le parole sono pietre, lo sappiamo bene. Perché le usiamo tutti i giorni per fare bene il nostro mestiere. Come giornaliste, attiviste ed esperte di diritti delle donne, questioni di genere e femminismi non possiamo rimanere mute dinanzi all’articolo “La mastectomia del queer Elliot, come muore una donna”.
Un articolo che viola le regole deontologiche nei temi e nei toni, di una violenza inaudita, dai passaggi irrispettosi nei confronti dei percorsi di transizione e da una non celata transfobia.
Il processo di transizione non è un gioco, riguarda la vita di persone che hanno diritto ad essere riconosciute per quello che sono, senza essere giudicate né discriminate, anche quando decidono di intervenire sul loro corpo. Il diritto a rappresentarsi di ognun* è un diritto inalienabile: Elliot Page parla di sé come persona trans e queer, definirla ‘binaria’ significa riportare il falso.
Non solo, come è possibile paragonare l’esperienza di Page a quella di donne malate di cancro, e a partire da questo errato presupposto attribuirle una mancanza di rispetto per il dolore delle altre? Come è possibile pensare e scrivere che una donna o un uomo trans siano responsabili della “morte delle donne. Senza spargere sangue ma non con meno violenza”?
Siamo sconcertate dal fatto che a scriverlo sia la responsabile di Dire Donne che ci aspetteremmo esperta dei temi che affronta e nel caso – grave – che non lo fosse, che almeno si rivolgesse alle tante esperte e colleghe che da anni lavorano su questi temi.
Consapevoli del ruolo importante e del lavoro prezioso che ogni giorno svolgono colleghe e colleghi dell’Agenzia Dire, auspichiamo una presa di parola della direzione dell’Agenzia e l’apertura di una discussione in cui dare spazio ad altre opinioni e punti di vista.
Anarkikka, Federica Bianchi, Giulia Blasi, Barbara Bonomi Romagnoli, Isabella Borrelli, Marta Maria Casetti, Michela Cicculli, Caterina Coppola, Marina Cuollo, Tiziana Dal Pra, Corinna De Cesare, Eleonora De Nardis, Maura Gancitano, Angela Gennaro, Vera Gheno, Jennifer Guerra, Benedetta La Penna, Viola Kanka Malaspina, Elisa Manici, Benedetta Pintus, Rita Rapisardi, Giulia Siviero, Claudia Torrisi, Marina Turi